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Il dopo COVID

  • 24/04/2025 07:57:40
  • In: News


La pandemia COVID per un lungo periodo ha cambiato profondamente il nostro stile di vita mettendoci davanti ad un rischio che pensavamo fosse possibile solo nei film di fantascienza (virus letale)
Ma oggi con tutto alle spalle abbiamo davvero mantenuto la consapevolezza dei pericoli derivanti da una cattiva gestione dell’igiene in ambito comunitario?
Abbiamo rivolto alcune domande ad un esperto (ChatGPT*) ed ecco cose ne è venuto fuori.

Domanda: dopo la pandemia COVID abbiamo migliorato la nostra consapevolezza sulla mancanza di igiene in ambiente pubblico?

Risposta:
Sì, a livello globale – e anche da noi – la pandemia ha decisamente innalzato la consapevolezza dei rischi igienici negli spazi pubblici, benché il grado di attenzione vari ancora molto da contesto a contesto:
* Maggiore attenzione ai luoghi “a rischio germi”
Il report The Global Hygiene Reset, basato su un sondaggio in 20 Paesi con 20.000 intervistati, rileva che 3 persone su 4 oggi dichiarano di prestare maggior cura ai luoghi “dove possono essere presenti germi” (uffici, mezzi pubblici, bagni, ecc.) rispetto al periodo pre-COVID-19 initial.com.
* Bagni pubblici sotto la lente
Una recente indagine Healthy Handwashing Survey™ negli USA mostra che l’80 % degli americani è ora più consapevole del rischio di entrare in contatto con germi nei bagni pubblici proprio a partire dall’esperienza COVID-19, e che la maggioranza preferisce ancora oggi tecnologie “touchless” (rubinetti, dispenser, ecc.) per ridurre il contatto diretto aspe.org.
* Percezione vs. azione
Tuttavia, questa crescita di consapevolezza non si traduce automaticamente in comportamenti sempre corretti: senza reminder visivi, formazione continua o infrastrutture adeguate (es. dispenser riforniti, manutenzione regolare), molte buone pratiche – come il corretto lavaggio delle mani o l’uso di mascherine nei momenti critici – tendono a ridursi col tempo.

In sintesi, il COVID-19 ci ha lasciato una più nitida percezione delle lacune igieniche negli ambienti pubblici, specialmente nei bagni e nelle aree ad alto traffico, ma per mantenere viva questa attenzione servono strategie di rinforzo (tecnologie smart, formazione e audit periodici) che rendano l’igiene comunitaria parte stabile delle nostre abitudini quotidiane.

Domanda: l'igiene comunitaria è migliorata dopo la pandemia covid o è rimasta presocchè invariata?

Risposta:
In sostanza l'igiene comunitaria è tornata molto simile
Attualmente, nelle scuole italiane, la situazione igienico-sanitaria ha subito un peggioramento rispetto al periodo della pandemia da COVID-19. Durante l'emergenza sanitaria, erano state adottate misure straordinarie per garantire l'igiene, come la presenza costante di sapone e carta igienica nei bagni, la sanificazione frequente degli ambienti e l'uso di gel disinfettanti. Tuttavia, con il ritorno alla normalità, molte di queste pratiche sono state abbandonate.
Principali criticità riscontrate:
* Carenza di materiali essenziali: Secondo un'indagine condotta da Skuola.net su circa 1.500 studenti di scuole medie e superiori, il 50% degli intervistati ha segnalato l'assenza di sapone o carta igienica nei bagni scolastici. RaiNews
* Degrado delle strutture: Il 48% degli studenti ha denunciato la scarsa integrità strutturale dei banchi, spesso usurati o danneggiati. Inoltre, il 47% ha riferito uno stato di abbandono nei corridoi, sulle pareti, sulle porte e sulle maniglie. Open+1HuffPost Italia+1
* Mancanza di manutenzione: Molti istituti scolastici non effettuano più la sanificazione periodica degli ambienti, e l'uso di gel igienizzante è diminuito drasticamente.
Iniziative locali:
Nonostante il quadro generale, alcune realtà locali stanno cercando di mantenere elevati standard igienico-sanitari. Ad esempio, l'Azienda USL della Romagna ha pubblicato i "Criteri igienico-sanitari a.s. 2024/2025", un insieme di norme e indicazioni utili per la frequentazione di servizi educativi e scolastici, al fine di garantire una convivenza sicura. Unione dei Comuni della Bassa Romagna
Conclusione:
La percezione dell'importanza dell'igiene nelle scuole italiane è diminuita rispetto al periodo pandemico, e molte delle buone pratiche adottate allora sono state abbandonate. La mancanza di materiali essenziali e la scarsa manutenzione delle strutture rappresentano criticità significative. Tuttavia, alcune iniziative locali dimostrano che è possibile mantenere elevati standard igienico-sanitari attraverso l'impegno congiunto di istituzioni, personale scolastico e famiglie.

Domanda: cosa ci aspettiamo per il futuro nel campo del miglioramento dell'igiene comunitaria?


Risposta:
Ecco alcune delle principali tendenze e aspettative per il futuro dell’igiene comunitaria, suddivise per ambiti:

1. Innovazione tecnologica
* Automazione e robotica
L’industria della pulizia professionale è sempre più orientata verso robot autonomi e sistemi intelligenti in grado di programmare interventi di sanificazione 24/7, riducendo i costi di manodopera e migliorando la precisione delle operazioni intercleanshow.com.
* Sensori IoT e monitoraggio in tempo reale
Sensori smart monitoreranno costantemente livelli di contaminazione su superfici e nell’aria, attivando automaticamente i cicli di pulizia quando necessario hygiecleanexpo.com.
* Superfici antimicrobiche e autopulenti
Materiali avanzati (coating a base di rame, argento o nano-tecnologie) garantiranno condizioni igieniche più durature, riducendo la necessità di interventi manuali frequenti hygiecleanexpo.com.

2. Standard edilizi e qualità dell’aria
* Normativa europea su prestazioni energetiche e qualità ambientale interna (EPBD)
La recente revisione della Direttiva sull’Energy Performance of Buildings integra requisiti di qualità dell’aria interna, obbligando progettisti e gestori a monitorare e garantire parametri di comfort e salubrità negli edifici pubblici e scolastici build-up.ec.europa.euREHVA.
* Direttiva UE 2024/2881 per l’aria pulita
La Commissione Europea si è impegnata ad allineare gli standard di qualità dell’aria alle raccomandazioni WHO, rafforzando monitoraggio, modellazione e piani di azione per migliorare la salubrità degli ambienti indoor EUR-Lex.

3. Educazione e cambiamento comportamentale
* “Targeted Hygiene” e literacy igienica
L’approccio “igiene mirata” concentra le pratiche nei momenti di maggiore rischio di diffusione microbica (es. dopo aver toccato superfici comuni), accompagnato da campagne di “hygiene literacy” per cittadini e studenti ifh-homehygiene.org.
* Strategie multimodali di lavaggio mani
L’implementazione di linee guida WHO e toolkits per l’igiene delle mani nelle scuole e strutture sanitarie favorirà un’adozione più coerente delle buone pratiche NCBI.
* Partecipazione e co-progettazione
Progetti Horizon Europe (ad es. LEARN) coinvolgono studenti, insegnanti e amministrazioni locali per definire policy di aria sana e procedure di gestione degli spazi learnproject-heu.eu.

4. Sostenibilità e resilienza
* Prodotti eco-friendly
Crescerà l’utilizzo di detergenti biodegradabili e disinfettanti a basso impatto ambientale, in linea con obiettivi di economia circolare e Green Deal europeo LinkedIn.
* Integrazione WASH-climate resilience
Le strategie WASH (Water, Sanitation, Hygiene) si arricchiranno di elementi di resilienza climatica, per garantire approvvigionamento e funzionamento anche in scenari meteorologici estremi PreventionWeb - Homepage.

5. Prospettive di mercato
* Espansione del mercato “Smart Cleaning”
Si prevede che entro il 2033 il segmento smart cleaning (robotica, IA, IoT) registrarà tassi di crescita a due cifre, a testimonianza di un investimento crescente in soluzioni tecnologiche per l’igiene imarcgroup.com.

In sintesi, il futuro dell’igiene comunitaria sarà guidato da un mix di automazione avanzata, regolamentazione più stringente, educazione comportamentale e sostenibilità ambientale. Questi elementi, integrati, potranno davvero innalzare e stabilizzare nel tempo gli standard igienico-sanitari di scuole, ospedali e spazi pubblici.

Domanda: la formazione può influire sul risultato di una igiene migliore?

Risposta:
Sì, la formazione è uno dei pilastri fondamentali per tradurre la conoscenza in comportamenti igienici effettivi e duraturi. Di seguito alcuni aspetti chiave e le evidenze di impatto:

1. Formazione come “driver” di conoscenza e atteggiamenti
* Acquisizione di competenze: corsi strutturati (in presenza o e-learning) forniscono nozioni su quando e come praticare l’igiene (es. “My Five Moments for Hand Hygiene” della WHO) World Health Organization (WHO).
* Modifica delle percezioni: attraverso simulazioni e case study i partecipanti comprendono meglio i rischi legati alla cattiva igiene e si sentono più motivati ad adottare comportamenti corretti ajicjournal.org.
2. Evidenze dal settore sanitario
* Riduzione delle infezioni: i programmi multimodali di formazione WHO (che includono training teorico, dimostrazioni pratiche, feedback e reminder visivi) hanno dimostrato di prevenire fino al 50 % delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria, con un ritorno economico medio pari a 16 volte il costo dell’implementazione World Health Organization (WHO).
* Tecnologie per l’apprendimento: strumenti innovativi come la realtà virtuale (VR) e i game-based training hanno aumentato l’aderenza alle pratiche igieniche per mesi dopo l’intervento formativo ajicjournal.orgjournalofhospitalinfection.com.
3. Esperienze nelle scuole
* Programmi WASH-in-Schools: iniziative come quella della WASH Foundation formano gli insegnanti a integrare l’educazione all’igiene nel curriculum annuale, con miglioramenti misurabili nei comportamenti quotidiani degli alunni thewashfoundation.org.
* Interventi basati su prove: studi PLOS ONE documentano che interventi scolastici strutturati (lezioni, poster, attività pratiche) riducono significativamente le assenze per malattie trasmissibili e migliorano la correttezza del lavaggio delle mani PLOS.
4. Caratteristiche di un’educazione efficace
1. Multimodalità: combinare teoria, pratica, feedback e reminder visivi (poster, sticker).
2. Coinvolgimento attivo: role-play, simulazioni e competizioni (“gamification”) per rafforzare l’adozione dei comportamenti.
3. Ripetitività e monitoraggio: sessioni di richiamo periodiche e audit per mantenere alta la compliance.
4. Personalizzazione: adattare i contenuti al contesto (sanitario, scolastico, aziendale) e al livello di partenza dei partecipanti.

In sintesi, senza un’adeguata formazione le conoscenze restano spesso teoriche e le buone pratiche si perdono nel tempo. Investire in programmi formativi di qualità—basati su approcci multimodali, interattivi e monitorati—si traduce in un aumento duraturo della compliance igienica e in una sostanziale riduzione delle infezioni comunitarie e nosocomiali.

Domanda: dopo il COVID abbiamo acquisito una diversa consapevolezza sull'importanza dell'igiene comunitaria?

Risposta:
Sì – la pandemia ci ha lasciato una maggiore consapevolezza sull’importanza dell’igiene comunitaria, ma la sostenibilità di questo cambiamento è tutt’altro che scontata. Ecco i dati chiave:
1. Paura e aumento dell’attenzione
    * In uno studio condotto ad Addis Ababa (Etiopia), l’83 % dei partecipanti ha dichiarato che le buone pratiche igieniche attuali sono nate dalla “paura e panico” indotti dal COVID-19 PMC.
    * Allo stesso tempo, ricerche condotte durante la pandemia hanno mostrato come la paura fosse un importante motore per lavarsi le mani, indossare mascherine e tenere le distanze: livelli di compliance superiori all’80 % durante le fasi acute MDPI.
2. Il divario tra intenzione e comportamento sostenuto
    * Sempre nello studio etiope, il 68 % dei rispondenti ha espresso scarsa fiducia sulla capacità di mantenere nel tempo queste buone abitudini una volta che il rischio percepito fosse scemato PMC.
    * In pratica, la consapevolezza c’è, ma senza reminder (promemoria visivi), audit periodici o campagne di rinforzo, le pratiche fatte durante l’emergenza tendono a ricadere verso i livelli pre-pandemici.
3. Gruppi “resilienti”
    * Operatori sanitari, insegnanti, famiglie con bambini piccoli e anziani spesso mantengono più a lungo comportamenti virtuosi (lavaggi frequenti delle mani, utilizzo di gel), grazie a una formazione più strutturata e a protocolli standardizzati.
    * Al contrario, nella popolazione generale il ritorno a una routine “meno attenta” è avvenuto in modo relativamente rapido, non appena si è attenuato il senso di emergenza.
4. Le leve per rendere duratura la consapevolezza
    * Formazione multimodale (teoria + pratica + reminder visivi) e sessioni di richiamo nel tempo.
    * Sensori IoT e contatori di passaggi nei bagni pubblici e nelle scuole, per attivare messaggi di wash-your-hands o blocchi di sanificazione automatica.
    * Materiali autopulenti sulle superfici più toccate, per abbassare la barriera d’ingresso alla “pratica igienica”.

In sintesi, dopo il COVID abbiamo sicuramente guadagnato consapevolezza sui rischi di trasmissione e sull’efficacia di comportamenti igienici corretti, ma senza strutture di supporto (formazione continua, tecnologia più “attiva”) e senza un senso di rischio costante, gran parte della popolazione fatica a mantenere nel lungo termine le buone abitudini apprese durante l’emergenza.

Domanda: quali potrebbero essere i rischi futuri nel campo delle infezioni?

Risposta:
Ecco i principali rischi futuri nel campo delle infezioni, organizzati per ambito:

1. Resistenza antimicrobica (AMR)
* Espansione dei patogeni multiresistenti: secondo l’OMS, le infezioni da batteri resistenti sono già responsabili di 1,27 milioni di morti all’anno e potrebbero crescere di oltre il 70 % entro il 2050 se non si interviene con urgenza World Health Organization (WHO)healthdata.org.
* Riduzione dell’efficacia dei trattamenti: la scarsità di nuovi antibiotici in fase di sviluppo rende sempre più probabile che infezioni banali diventino rapidamente intrattabili, aumentando mortalità e costi sanitari World Health Organization (WHO).

2. Zoonosi emergenti e spillover
* Aumento dei contatti uomo-animale: la crescita delle attività agro-zootecniche, il bracconaggio e la reintroduzione di specie selvatiche aumentano il rischio di passaggio di nuovi virus o batteri dall’animale all’uomo ECDC.
* Nuovi serbatoi naturali: cambiamenti ambientali possono creare habitat favorevoli a patogeni finora confinati in nicchie ecologiche, rendendo più probabile la loro emergenza in popolazioni umane PubMed.

3. Impatti del cambiamento climatico
* Espansione dei vettori: con l’aumento delle temperature e la modifica dei modelli pluviometrici, specie come zanzare tigre e zecche si diffonderanno in aree finora non endemiche, portando a focolai di dengue, malaria e altre febbri virali World Health Organization (WHO)The Guardian.
* Eventi estremi e crisi sanitarie: ondate di calore, siccità e alluvioni favoriscono sia la malnutrizione che la proliferazione di patogeni in acqua e alimenti, aumentando il rischio di gastroenteriti, leptospirosi e colera World Health Organization (WHO)The Guardian.

4. Globalizzazione e viaggi internazionali
* Diffusione rapida di nuovi agenti patogeni: la mobilità planetaria accelera i focolai: come visto con SARS-CoV-2, un agente emergente può raggiungere ogni continente in pochi giorni PubMed.
* Resilienza dei sistemi sanitari locali: Paesi con infrastrutture deboli possono diventare serbatoi di varianti o focolai difficili da contenere, con ripercussioni globali PMC.

5. Calo delle coperture vaccinali e “hesitancy”
* Ritorno di malattie prevenibili: in molti Paesi la riluttanza vaccinale sta facendo risalire casi di morbillo, pertosse e poliomielite, creando spazi per la circolazione di patogeni ECDC.
* Nuove forme di scetticismo: l’introduzione di vaccini basati su tecnologie “synthetic” o mRNA può alimentare ulteriori dubbi, se non accompagnata da campagne di comunicazione mirate ECDC.

6. Rischi bioterroristici e biosicurezza
* Manipolazione genetica: la diffusione delle tecniche CRISPR e di sintesi di virus rende più accessibile la creazione di agenti patogeni modificati, con potenziale uso malevolo ECDC.
* Fughe accidentali: laboratori di livello biosicurezza 3–4 devono essere gestiti con standard sempre più stringenti per evitare fuoriuscite non intenzionali di patogeni pericolosi ECDC.

7. Infezioni ospedaliere e dispositivi medici
* Biofilm e cateteri: dispositivi invasivi (cateteri, protesi) favoriscono la formazione di biofilm, difficili da eradicare e fonte di infezioni persistenti World Health Organization (WHO).
* Pressione sui sistemi sanitari: l’aumento di ricoveri per malattie croniche e l’invecchiamento della popolazione creano più occasioni di trasmissione intra-ospedaliera, specie in reparti con risorse limitate PMC.

In sintesi, il panorama delle infezioni future sarà plasmato da un’interazione tra resistenza antimicrobica, cambiamenti ambientali e comportamentali, globalizzazione e sfide tecnologiche. Per contrastare efficacemente questi rischi serviranno:
1. Approccio One Health (integrazione uomo–animale–ambiente)
2. Sorveglianza genomica e sistemi di allerta rapidi
3. Investimenti in ricerca e sviluppo di nuovi farmaci e vaccini
4. Rafforzamento delle infrastrutture sanitarie e della biosicurezza
5. Educazione e comunicazione pubblica mirata
Solo con una strategia coordinata a livello globale potremo mitigare le minacce che il prossimo decennio ci riserva.

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*Chi è ChatGPT?
ChatGPT è un modello di linguaggio basato su intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI. In particolare, qui sto usando la versione “OpenAI o4-mini”, un modello di ragionamento progettato per comprendere testo in italiano (e in molte altre lingue), rispondere a domande, fornire spiegazioni, assistere nella scrittura e molto altro ancora. Sono qui per aiutarti in conversazioni, ricerche, chiarimenti e ogni tipo di supporto testuale di cui hai bisogno!


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